Quali cause psicologiche si possono celare dietro l’insorgenza dei disturbi alimentari? Quali sono i più diffusi? Ma soprattutto, come uscirne?
In questo articolo facciamo chiarezza sui Disturbi del Comportamento Alimentare (o DCA) rispondendo ad alcune delle domande più frequenti su questo importante fenomeno che, come dimostrano i dati, oggi interessa sempre più persone (specie i giovanissimi).
Cosa sono i disturbi alimentari e quali sono quelli più diffusi?
I disturbi del comportamento alimentare si caratterizzano per la presenza di atteggiamenti patologici nei confronti del cibo.
Condizionano la sfera sociale e relazionale della persona, nonché il funzionamento psicologico.
Tra i principali vi sono:
- l’Anoressia Nervosa
- la Bulimia Nervosa
- il disturbo da alimentazione incontrollata, meglio conosciuto come Binge Eating Disorder
L’Anoressia Nervosa è caratterizzata da un’alimentazione restrittiva, mentre nella Bulimia sono presenti frequenti abbuffate seguite da condotte eliminatorie.
Il Binge Eating, invece, si distingue la presenza di episodi di abbuffate, senza che vengano messe in atto compensazioni.
Secondo le ultime ricerche quest’ultimo disturbo è il più diffuso, nonostante sia anche il meno conosciuto.
I disturbi alimentari in adolescenza sono tra i più importanti problemi di salute pubblica nel mondo.
Un aspetto fondamentale riguarda la diagnosi tempestiva: prima il disturbo viene identificato e trattato, migliore sarà la prognosi.
Cosa c’è dietro un disturbo alimentare? Le possibili cause psicologiche
Le cause psicologiche dei disturbi alimentari sono complesse e multifattoriali.
Per la loro complessità, i DCA possono essere considerati patologie psichiatriche, associate a diversi fattori psicologici individuali e relazionali, ma anche socio-culturali.
Tuttavia, se è chiaro che i disturbi alimentari tra gli adolescenti sembrano essere legati alla vulnerabilità individuale, l’influenza della famiglia rimane un elemento importante associato all’insorgenza e al mantenimento della patologia.
In particolare, dalla letteratura scientifica emerge l’importanza di valutare il funzionamento familiare e la qualità dei rapporti tra i membri, aspetto saliente nel decorso della patologia.
Test per diagnosticare un DCA
La diagnosi di un disturbo alimentare può essere svolta tramite un colloquio clinico con uno specialista della salute mentale specializzato in questo ambito.
Inoltre, possono essere utilizzati dei test per approfondire.
Tra questi troviamo:
- Eating Attitude Test (EAT-26): è utilizzato per misurare i sintomi e le preoccupazioni legate ai disturbi del comportamento alimentare. Non può essere usato da solo per svolgere diagnosi, ma è utile per identificare precocemente un DCA, iniziare una cura e quindi avere una migliore prognosi
- Eating Disorder Inventory (EDI-2): è il completamento del test precedente. Valuta in modo multidimensionale le caratteristiche psicologiche discriminando tra i vari disturbi
- Anorexic Behavoiur Scale e Restraint Scale: valutano entrambi alcuni comportamenti tipici dell’anoressia come la resistenza a mangiare o l’iperattività
- Compulsive Eating Scale, Binge Scale Questionnaire, Binge Eating Questionnaire, Binge Eating Scale: approfondiscono l’aspetto della compulsività riguardo al cibo e delle abbuffate, caratteristiche presenti sia nella bulimia sia nel binge eating disorder
Disturbi alimentari: come uscirne e a chi rivolgersi?
Se ti ritrovi in una delle situazioni appena descritte o se senti di avere un rapporto complicato con il cibo, il primo passo da fare è sempre rivolgersi a degli specialisti.
In questi casi, infatti, non è possibile svolgere auto diagnosi, per questo è occorre affidarsi a chi se ne occupa.
Per quanto riguarda gli interventi, questi possono essere di vario tipo a seconda della gravità e della durata del disturbo.
In ogni caso, il trattamento di eccellenza, come sottolineato dalle Linee guida sui DCA del Ministero della Salute, è quello multidisciplinare, dove l’aspetto psicologico, nutrizionale, chinesiologico e, quando necessario, anche medico, vengono finemente integrati.
Il Centro Mind To Move a Torino, ad esempio, adotta proprio questo metodo di lavoro: la persona viene accompagnata passo dopo passo da una équipe di professionisti che lavorano in sinergia (tra di loro, anche ricercatrici, ricercatori e docenti universitari).
Come richiedere un primo consulto gratuito presso il Centro Mind To Move a Torino
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